Parco del Vallone
Il Fosso dell'Acqua Marciana è una delle attrazioni più interessanti dei Colli Albani a Roma. Comincia nella Valle Latina, tra il Colle del Tuscolo e il Colle Molara, dove sono ancora visibili le antiche cave per la produzione di macine in pietra lavica. Attraversa poi Grottaferrata, dove riceve le sorgenti dell'acqua Julia e scorre sotto l'abbazia di San Nilo. Dopo aver attraversato il cratere della Valle Marciana, si dirige verso nord-nord-ovest per confluire nell'Aniene con il nome di Fosso di Tor Sapienza.
È possibile che l'attraversamento dei bordi craterici della Valle Marciana sia stato realizzato in epoca romana per bonificare l'area, come avvenuto nei crateri vicini di Prata Porci, Pavona e Gabii, tuttavia non ci sono prove certe. In epoca medievale, una deviazione delle acque utilizzando un cunicolo dell'acquedotto Claudio abbandonato, a metà strada tra la Valle Marciana e l'Aniene, incanalava una parte delle acque verso il Fosso dell'Acqua Mariana, utilizzato per portare una quantità significativa di acqua verso Roma attraverso le attuali località di Morena, Ciampino Aeroporto, Porta Furba, Porta San Giovanni, Porta Metronia, Circo Massimo e infine il Tevere.
Il tratto compreso tra Squarciarelli e la Valle Marciana è noto anche come "vallone" ed è miracolosamente sfuggito all'intensa urbanizzazione delle aree più in basso, che impedisce l'accesso ad altre opere antiche e al corso d'acqua stesso. Iniziando da una cascata sotto Squarciarelli, detta di San Bartolomeo, un sentiero corre parallelo al fosso fino a darci una vista sulla Valle Marciana dove sono ancora visibili i resti di una antica mola. Nei pressi dell'attraversamento della strada tra Grottaferrata e Marino ci sono i resti di un edificio del 1600, probabilmente una cartiera legata alla vicina Abbazia di San Nilo.
Durante uno studio speleologico condotto all'Abbazia, sono state effettuate indagini nel territorio circostante alla ricerca di eventuali pertinenze. Lungo questo percorso, sono stati riscoperti e documentati alcuni ipogei legati alla fabbrica dell'Abbazia e alla sua cartiera ed altre evidenze di interesse, come ad
esempio, un ipogeo semplice cava di pozzolana, presumibilmente utilizzato in seguito per usi cultuali. Il tempo ha reso l'ambiente piacevole e ricco di vegetazione.
Il tratto compreso tra Squarciarelli e la Valle Marciana è noto anche come “vallone”. Oltre ad attraversare un’area ricca di storia, sembra essere miracolosamente scampato all’intensissima urbanizzazione delle aree più a valle, che impedisce di raggiungere altre opere antiche e lo stesso corso d’acqua. Partendo da una cascata sotto Squarciarelli, detta di San Bartolomeo, un sentiero corre parallelo al fosso fino ad affacciarsi sulla Valle Marciana. Sono ancora visibili i resti di una antica mola. In corrispondenza dell’attraversamento della strada tra Grottaferrata e Marino si conservano i resti di un edificio del 1600 certamente una cartiera legata alla vicina Abbazia di San Nilo.
Il tratto tra Squarciarelli e la Valle Marciana, conosciuto come "vallone", attraversa un'area ricca di storia e sembra essere miracolosamente sfuggito all'intensa urbanizzazione delle aree più in basso, permettendo di raggiungere antiche opere e il corso d'acqua stesso. Partendo da una cascata sotto Squarciarelli, detta di San Bartolomeo, un sentiero corre parallelo al fosso fino ad arrivare alla Valle Marciana dove sono ancora visibili i resti di un'antica mola. In prossimità dell'attraversamento della strada tra Grottaferrata e Marino si conservano i resti di un edificio del 1600, probabilmente una cartiera legata alla vicina Abbazia di San Nilo.
Ipogeo 2 è il più interessante tra quelli scoperti. La posizione piuttosto scomoda e l'ingresso stretto hanno inizialmente fatto dubitare della sua natura di cava, come quella precedente. Tuttavia, una volta esplorato e rilevato, tornati alla luce del sole, il dubbio si è chiarito osservando tutta l'attrezzatura e gli abiti che erano diventati di un bel colore rosso acceso: la grotticella era senza dubbio una cava di ocra rossa. Pur in assenza di analisi mineralogiche specifiche, si tratta certamente di una piccola "miniera" di colorante, probabilmente utilizzata fino a tempi recenti. Alcuni frammenti raccolti al centro del primo ambiente sono stati macinati e utilizzati come colorante naturale da uno dei nostri soci, ottenendo un risultato davvero interessante.
Ipogeo 3 è situato accanto alla cartiera ed era probabilmente un magazzino collegato ad essa, anche se la parte finale, crollata, lascia spazio ad ipotesi meno ovvie. Oltre ai tre ipogei descritti, lungo il sentiero sono stati individuati un acquedotto in disuso probabilmente a servizio di una seconda cartiera (la "cartiera bassa") ormai completamente obliterata e un ponte in muratura che consente ad una strada basolata di attraversare un fossato.